il calendario di "Io decido"

martedì 29 maggio 2012

Il Coordinamento Io Decido presenta osservazioni alla VAS del PAT



Il Coordinamento Io Decido si è dato, come è noto, lo scopo di favorire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali che riguardano direttamente la qualità della vita e le modalità dell’abitare, e pertanto fin dalla sua costituzione ha sollecitato l’attuale Amministrazione Comunale ad aprire reali spazi di confronto con la cittadinanza sui temi più rilevanti. Abbiamo dunque voluto prendere in esame il Piano di Assetto del Territorio, proprio per le importanti implicazioni e ricadute sulla vita di tutti che produrrà nel disegno futuro della città.
Purtroppo abbiamo dovuto constatare e comunicare (si veda a questo proposito la lettera che abbiamo inviato all’Assessore Micelli in data 29.03.2011) che fin dall’avvio del processo di adozione di questo PAT l’Amministrazione Comunale si sia mossa in maniera poco trasparente e affatto inclusiva.
Nell’iter che ha portato all’adozione del PAT non abbiamo potuto infatti riscontrare un reale coinvolgimento dei cittadini: gli incontri pubblici di illustrazione sono risultati per lo più monologhi a senso unico, non accompagnati da puntuale delineazione dello sviluppo dei criteri dichiarati alla base del piano, spesso contraddetti nella sostanza, privi comunque di mappe aggiornate e di riscontro nel sito del Comune. Questi incontri non hanno svolto la cruciale funzione di ascolto e raccolta dei bisogni degli abitanti come portatori d’interesse, affinché questi stessi bisogni potessero essere tradotti e integrati nel progetto di città.
Anche in questa vicenda, pare che la Pubblica Amministrazione scelga di concepire e di praticare la ‘partecipazione’ come mera consultazione o come illustrazione di decisioni già prese, ricercando più che un vero confronto, attraverso la disponibilità a costruire insieme ai cittadini un progetto di città, una strategia di consenso. Oppure sembra che sia vissuta più che altro come una fastidiosa procedura da sbrigare, a cui si rinuncerebbe volentieri. Purtroppo tale mentalità non produce buoni frutti: la P.A. non incorpora veramente quella parte di democrazia di cui fa difetto, i cittadini rimangono destinatari passivi dell’intervento pubblico e possono solo opporsi o sentirsi sempre più distanti dai propri governanti. Questa distanza è sotto gli occhi di tutti e si è resa evidente nei recenti risultati elettorali.
L’Amministrazione del Comune di Venezia, con atteggiamento scarsamente lungimirante, proprio anche in ragione della crisi dei partiti, dello scacco della politica tradizionale e impositiva, non sembra convincersi della necessità di avviare davvero altri percorsi e accogliere nel suo seno la cultura della Democrazia Partecipativa.
Nonostante l’iter di nascita e di percorso del PAT pregiudichi sostanzialmente la possibilità di rimediare a tali difetti fondativi, abbiamo deciso di offrire il nostro contributo secondo le finalità che ci siamo prefissati come mission: ci siamo dunque concentrati sulle analisi procedurali che incorporano gli istituti di partecipazione nel processo di formazione del PAT. Le nostre osservazioni si sono pertanto focalizzate sulla procedura di Valutazione Ambientale Strategica che, secondo la normativa europea, deve necessariamente coinvolgere la partecipazione dei cittadini. Infatti la direttiva 42/2001/CE recita “Le autorità di cui al paragrafo 3 e il pubblico di cui al paragrafo 4 devono disporre tempestivamente di un'effettiva opportunità di esprimere in termini congrui il proprio parere sulla proposta di piano o di programma e sul rapporto ambientale che la accompagna, prima dell'adozione del piano o del programma o dell'avvio della relativa procedura legislativa”, e poiché “deve essere redatto un rapporto ambientale in cui siano individuati, descritti e valutati gli effetti significativi che l'attuazione del piano o del programma potrebbe avere sull'ambiente nonché le ragionevoli alternative alla luce degli obiettivi e dell'ambito territoriale del piano o del programma”, se ne ricava che il pubblico deve potersi esprimere sulle ragionevoli alternative prima che le decisioni siano consolidate.
Esaminando il Rapporto Ambientale ci è apparso subito evidente che non siano rispettati i requisiti minimi richiesti dalle norme e ciò priva la consultazione dei cittadini delle necessarie informazioni sulla sostenibilità del Piano e ne lede il diritto all’informazione tempestiva e alla partecipazione alle decisioni in materia di pianificazione territoriale.
Osservazione Io Decido

giovedì 24 maggio 2012

Piazzale Santa Maria Elisabetta al Lido


L’Assemblea Pubblica al Lido: ovvero la falsa partecipazione degli Assessori

il giorno 26 marzo u.s. l’Amministrazione Comunale ha presentato in una Assemblea Pubblica il tanto atteso “Progetto di Riqualificazione e Arredo Urbano del Piazzale S. M. Elisabetta e Gran Viale”. Presenti per l’occasione gli Assessori Maggioni (Lavori Pubblici) e Bergamo (Mobilità e Trasporti), la Municipalità (Presidente e Vicepresidente) unitamente ad una folta schiera di dirigenti, tecnici, consulenti , consiglieri di municipalità, sostenitori che hanno occupato gran parte della sala consiliare della Municipalità. Malgrado l’importanza dell’argomento e l’autorevolezza dei rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, la partecipazione della cittadinanza non è stata numerosa.
Il Progetto di Riqualificazione e Arredo Urbano del Piazzale S. M. Elisabetta e Gran Viale oltre alla risistemazione del piazzale comprende anche l’adeguamento del sistema fognario del Gran Viale e di alcune strade adiacenti. Il costo complessivo di 13 milioni di euro avrà la durata di due anni e impatterà per due stagioni turistiche. I lavori inizieranno a maggio e termineranno ad ottobre.
Il Progetto è stato presentato come definitivo, cioè già cantierabile per la parte fognaria che in inizierà a maggio di quest’anno; comunque gli Assessori si sono dichiarati pronti a ricevere eventuali osservazioni, miglioramenti e modifiche che comunque non stravolgano il progetto. Il tutto nello spirito della più ampia partecipazione della cittadinanza.
L’illustrazione è stata ampia, in alcune parti troppo dettagliata per un’ assemblea pubblica, carente e confusa nella successione degli interventi, con audiovisivi incomprensibili ed eccessivamente tecnici. Poco o nulla sulla trasformazione del piazzale Santa Maria Elisabetta che dovrebbe rappresentare il biglietto da visita del Lido al turista internazionale.
I cittadini hanno ascoltato l’illustrazione in modo attento e disciplinato. Al termine della presentazione hanno espresso perplessità, preoccupazioni, critiche, richieste di chiarimenti.
Le domande del pubblico hanno riguardatogli aspetti del progetto non desumibili dalla frettolosa illustrazione e che riguardano la qualità dell’abitare al Lido, l’interscambio tra acqua e gomma, aspetti ambientali (quanti alberi da abbattere), aspetti estetici ( l’illuminazione pubblica), l’assetto futuro della mobilità, le questioni di sicurezza, le barriere architettoniche, il costo eccessivo in un momento di crisi come quello attuale, quale idea della piazza , il bisogno di qualità degli interventi, il periodo dei lavori in piena stagione turistica, la richiesta, da parte dei cittadini, di visionare il progetto per comprenderne meglio la portata e soprattutto i risultati finali, la necessità di continuare la fase di coinvolgimento e partecipazione dei cittadini per ottenere , attraverso una dettagliata illustrazione, i contributi propositivi e condivisi dei cittadini.
Il confronto tra i rappresentanti dell’Amministrazione e i cittadini presenti, è stato acceso, a tratti polemico, molto critico, aspro e talvolta esasperato, dovuto ad un senso di frustrazione dei cittadini per il modo in cui sono stati coinvolti e considerati (poco o per nulla ascoltati).
Le risposte istituzionali sono state insufficienti a cambiare il clima dell’incontro, ormai teso e conflittuale creatosi. In particolare la richiesta, da più parti espressa, di ulteriore coinvolgimento e partecipazione dei cittadini sul progetto, non ha trovato una risposta soddisfacente da parte degli assessori “si è già pensato a un incontro di commissione su questo” chiudendo con ciò qualsiasi spazio alla partecipazione democratica su argomenti che riguardano la qualità della vita de cittadini, lo sviluppo del territorio del Lido.

Tale modo di procedere delle istituzioni crea sfiducia e ostilità nei cittadini che, interpellati e resi partecipi dei processi decisionali (vedi il caso della mobilità al Lido) su casi concreti, hanno dimostrato in passato, di saper partecipare alla risoluzione dei problemi, nel rispetto dei ruoli e delle reciproche responsabilità, contribuendo nello stesso tempo a migliorare le soluzioni.

L’Assemblea Pubblica per come è stata preparata e gestita merita alcune considerazioni .
Anzitutto va precisato che l’Assemblea Pubblica non è un atto di liberalità degli Assessori che concedono ai cittadinì di ascoltare ciò che gli amministratori intendono realizzare; rappresenta invece un atto dovuto previsto dalle leggi attuali e rientra nell’ambito delle responsabilità politiche di un amministratore quello di informare, ascoltare i cittadini e raccoglierne i con tributi. Una sana democrazia non è quella che fa spettacolo, ma quella che si confronta con i propri cittadini dei quali deve curare il bene collettivo.
Inoltre va osservato come gli Assessori abbiano disatteso completamente la linea politica del Sindaco che, nel suo programma elettorale, alla voce trasparenza cita quanto segue: “i cittadini vanno coinvolti nelle decisioni pubbliche attraverso un metodo partecipativo di gestione”. Ora nell’Assemblea Pubblica di cui si tratta, non abbiamo assistito ad un processo di partecipazione bensì di contrapposizone e di scontro. Abbiamo assistito ancora una volta ad un uso dei cittadini come destinatari passivi dell’intervento pubblico dell’Amministrazione.
In effetti l’assemblea ha mostrato i limiti di un utilizzo strumentale della partecipazione come semplice strumento di consenso.
Il modo di procedere dell’Amministrazione, attraverso i suoi rappresentanti, è stato quello abituale delle amministrazioni poco sensibili al rapporto con i propri cittadini, definito con “Decido, Annuncio, Difendo” . Cioè l’Amministrazione prende la sua decisione con i suoi esperti e tecnici; quando la scelta sul problema in esame è stata definita, argomentata e documentata ne effettua l’Annuncio pubblico (leggi Assemblea Pubblica).In questa occasione l’Amministrazione proponente non mette in discussione la scelta compiuta, ma è costretta a Difendere senza avere la possibilità di migliorarla se non in modo del tutto marginale. Questo è quanto è accaduto il 26 marzo alla presentazione del progetto di sistemazione del piazzale S.Maria Elisabetta al Lido.
Tale modo di procedere, abbastanza comune, viene definito con la sigla DAD, Decido, Annuncio, Difendo. E’ una sindrome pericolosa che crea spesso il muro contro muro, l’incomprensione eporta allo stallo nelle decisioni.

C’è poi un aspetto culturale che riguarda, da una parte, il ruolo e la formazione degli amministratori. Una volta eletti devono cessare di essere “dipendenti” dai propri partiti politici per poter effettuare le scelte di cambiamento della propria realtà territoriale considerando in primis il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. E’ necessario che con loro si sviluppi un rapporto di collaborazione e di reale coinvolgimento nei processi di trasformazione che impattano sulla qualità della vita e sull’ambiente. La cultura della partecipazione, quanto mai necessaria in una società complessa come la nostra, non si improvvisa ma si costruisce con la volontà politica, con l’impegno, con la determinazione e soprattutto considerando i cittadini come risorsa strategica nello sviluppo del territorio. La cultura della partecipazione, come è noto, presenta notevoli vantaggi. Le decisioni che scaturiscono dai processi partecipavi sono migliori e condivise, compongono i diversi punti di vista. I processi partecipativi attenuano i conflitti. Sviluppano il senso di comunità, creano saperi diffusi. Migliorano la cultura civica e la responsabilità dei cittadini. L’Amministrazione Pubblica ne esce rafforzata e legittimata.

Infine per quanto riguarda il metodo bisogna ricordare che l’obiettivo principale dei processi partecipativi è quello di porre al centro dell’azione amministrativa il cittadino, le sue esigenze e le sue aspettative, i suoi bisogni. Ciò significa definire nuove modalità di rapporto tra chi amministra la città e il cittadino, per farlo partecipare alla definizione delle scelte relative allo sviluppo della città e ai processi di decisione conseguenti, al controllo dei risultati raggiunti. I cittadini hanno bisogno di comprendere meglio il progetto politico su cui poggia l’Amministrazione, di poterne controllare gli sviluppi e gli esiti finali e di poter contare nella determinazione degli stessi.
Il coinvolgimento dei cittadini rappresenta quindi una vera sfida politica, sociale ed economica: evitare che prevalga l’interesse particolare sull’interesse generale. In tal senso l’Amministrazione deve volere davvero aprire un dialogo con la cittadinanza e assumere concretamente un serio impegno politico.
Naturalmente la partecipazione necessita di regole condivise per la sua gestione e per quella dei progetti analizzati, di modalità di assunzione di responsabilità, di definizione dei processi relativi alla partecipazione e al coinvolgimento dei cittadini e dei portatori di interessi (modalità di informazione e comunicazione del progetto alla cittadinanza). Andranno stabilite le priorità, gli ambiti della discussione, come arrivare a decisioni comuni e soprattutto come controllare i risultati raggiunti. E infine, ma non ultimo andranno stabiliti gli assetti istituzionali e modelli organizzativi che la partecipazione e i processi decisionali richiederanno.